I tuoi quadri mi regalano forti emozioni per l’originalità dell’idea, l’intensità della luce e la nuova, accattivante sconvolgente cifra stilistica. Vivissimi complimenti e… ad maiora.
Prof. Gianni Latronico
Ogni opera è una vera sorpresa con un labile appiglio alla realtà fenomenica ed un valido riscontro del rilievo interiore.
Prof. Gianni Latronico
Il catalogo delle opere del pittore Ottobre è lungo e vario. Nell’insieme rivela un artista tormentato da inappagata ricerca di sperimentazione e da un contraddittorio anelito ad una forma che conferisca identità.
Effetto di questa dialettica interiore è la molteplicità dei suoi approdi.
Di fronte alla tela a volte fa appello, anziché alla resa perfetta delle apparenze, a pulsioni intime e snodi dell’esperienza realizzando una pittura essenziale, emotiva, vitale, libera da condizionamenti teorici; altre volte, con serena disposizione, coglie i rapporti tra le cose e le idee e le traspone rispettando schemi che richiamano grandi maestri.
Nell’uso della tecnica compositiva, che armonizza in visione cromatica elementi e proiezioni di natura diversa, l’artista consegue esiti eccellenti.
Antonio Came
Esiste un percorso che non può essere liquidato solamente come “formativo”, seppure siano tappe chiare di un iter autodidatta molto complesso, attento e consapevole, nella produzione artistica di Francesco Ottobre: possiamo parlare di un viaggio che conduce verso un’evoluzione tecnica elaborativa, da un lato estetica e concettuale, dall’altro tale da rendere l’aspetto esteriore e visivo contenuto della propria opera. La poetica di Francesco Ottobre è in continua dinamica così come lo è la sperimentazione di uno stile che fa dell’autore autonomo creatore di idee, di invenzioni e di produzioni di opere originali e di impatto. Francesco Ottobre si nutre molto del figurativo informale, apprezza e quasi cresce nel solco della visione impressionista che ha i suoi albori in Monet: inquadra, però rielaborando gli elementi costitutivi di tale cultura artistica che ha scritto pagine di letteratura di fine ottocento, in una dimensione personale viva di esperienze ed emozioni che lo stesso autore ha potuto affrontare soggettivamente, intimamente, personalmente. Colpiscono così le sue opere dedicate ai paesaggi informali, non accademicamente riprodotti come fossero meri esercizi funzionali, tale da dare loro un concetto che va oltre al lato tangibile e reale giungendo verso dimensioni iper-reali, surreali, in un certo senso: punti di via attenti che offrono dimensioni interpretative varie. Si rivive così quella dimensione reale, paesaggistica; ed è qui la dirompenza impressionista di Ottobre, anticamera di altre dimensioni narrative figurative tanto da rendere permeabile il nostro intelletto e le nostre emozioni a nuove forme che non sono riassumibili nell’oggetto percettibile. La narrativa pittorica di Francesco Ottobre non si accontenta del dato, non è l’apologia dell’oggetto reale: vuole reinterpretarlo rendendo la tecnica elaborata sperimentale, dall’olio all’acrilico, funzionale a concedere concettualità all’opera prodotta e proposta. La città, i paesaggi metropolitani sembrano neworkesi, allegorie vere e proprie dell’alienazione e della frenesia della vita, spesso notturna, della quotidianità cittadina di una megalopoli; le figure dei passanti diventano percettibili sagome racchiuse da una massa di colore che si muove, lato cinetico della rappresentazione di Francesco Ottobre, in modo uniforme nella parte bassa del dipinto, quindi tormentata e affollata, per ergersi ed elevarsi, attraverso la longitudine della verticalità degli edifici e dei grattacieli, una visione liberatoria e che contornano come cornici rappresentative, il rappresentato. La vita notturna è fatta di luci e movimento di automobili spesso immagini di esse solamente, spesso sagome stilizzate, spesso chiazze cromatiche evocative, qui la forza e la consapevolezza del gioco del colore, sapiente quanto naturale, quanto interiormente presente nell’animo dell’autore che danno senso a quel contrasto della contraddittoria esistenza umana moderna e cittadina, tale da rarefare le tonalità dei colori rendendole più omogenee e scure man mano che si proceda verso l’alto donando quel senso di liberazione e di congiungimento con dimensione intima e interiore che solo la visione del cielo, unico lato naturale rimasto invariato nel panorama metropolitano, può donarci. La prospettiva è chiara e forte dandoci quel senso di profondità e quella capacità architettonica che riporta alla memoria le grandi rappresentazioni di un Leon Battista Alberti o di un Vitruvio, letture quasi scientifiche ma allo stesso tempo estetiche di una città. L’architettura, che diventa un gioco geometrico, è parte integrante nella produzione di Francesco Ottobre tanto da costituire vere e proprie opere in bassorilievo, scolpite su supporto ligneo, sculture la dimensione tridimensionale di scorci di borghi e di quartieri della sua amata Formia, portando lo spettatore a inoltrarsi nella realtà plastica. Anche in questo caso Francesco Ottobre sperimenta nuove tecniche per donare prospettive e visioni mai contemplate; si nutre molto di Van Gogh nello stile e nell’idea rappresentativa e creativa quasi da riportarne la viva poetica nella dimensione attuale di un panorama metropolitano notturno. È ancora New York che si erge all’orizzonte nella sua “sky line”, qui la simmetria dell’opera nella sua interezza, nella vasta massa oceanica espressione di quella quiete notturna che ci dona un’impareggiabile sensazione visiva e cromatica. Il colore profondo e scuro ci conduce a rappresentare il silenzio quale concetto rigenerante: la luna, che tanta arte figurativa e letteraria ha ispirato, diventa protagonista nella dimensione spaziale dell’opera equilibrando quel vuoto notturno di un cielo uniforme portandoci a formulare domande sull’umana esistenza e sul suo significato astronomico. È così che l’apogeo della produzione artistica di Francesco Ottobre si esplica in quei paesaggi invernali, paesaggi di pianura che sembra quella padana, dove la percezione della pesantezza dell’aria, del suo peso quasi tangibile, diventa protagonista di una condizione esistenziale di una natura dormiente ma pronta ad esplodere e rigenerarsi; uniformi le tinte e le luci sapientemente calibrate sulla tela. È quindi, quello di Ottobre, un percorso completo nella sua evoluzione poetica seppure pieno di quella intensità e carica volte a sperimentare nuove tecniche originali quanto autonome, e nuovi soggetti.
Alessandro RIZZO (giornalista e critico d’arte)
Le ninfee sono davanti al nostro sguardo: nell’alba fiori e foglie s’allontanano verso riflessi argentati e speculari dell’acqua, risalendo la china d’una creatività lirica e sognante. La pittura del maestro Francesco Ottobre è fatta tutta di sensazioni, mentre la fantasia le esalta, uscendo dalla fisicità dell’immagine. Ecco che allora, tutto pare lievitare nelle finissime velature dell’aria umida, mentre il passaggio di un tram appare nel silenzio di vedute nevose, sospese nei magici momenti di una urbana quotidianità. Qualche volta, all’interno della stessa immagine si trovano emozioni diverse: quasi uno schermo entro cui il tempo scorre e nel replay della memoria affiorano sogni e tracce di un ricordo con un’intensa carica emozionale espressionista che si dissolve nella brillantezza del cromatismo e nei trapassi di una bianca luminosità. Ecco perché, la stessa luce opera la simbolica trasfigurazione del reale, mentre l’immagine svela barlumi abbaglianti, squisite morbidezze, improvvise accensioni di un mondo evocativo ed un’evasione di spiritualità, raggiungendo risultati compositivi armonici, pieni di grande liricità, come in un sogno favoloso, tradotto in felice immediatezza, in fluidità di luce e di colore. Come non seguire, idealmente questi spuntifantastici? Metafore, ma vorrei dire apologhi morali, dove l’evasione verso il sogno è coinvolgente, mentre l’ideale dell’America si avvicina in un’apertura di libertà espressiva e cromatica in una dimensione onirica e surreale. Le stesse prospettive spaziali che Francesco Ottobre attua, superano i parametri rinascimentali: esse lievitano nella mente, tra significati simbolici, come se nascessero da un’ottica utopicamente allungata, dove nascono aspirazioni fantomatiche nella suggestiva veduta notturna del ponte di Brooklyn. Alla fine, le splendide immagini paesaggistiche si aprono ad una sovrana limpidezza intellettuale nella complessa trama pittorica che esalta nel brillante cromatismo dei rossi fiammeggianti, gialli solari e dei bianchi screziati la vivacità espressiva, rendendo dinamiche le visioni urbane newyorkesi. Ecco la ragione del fascino, davvero unico, nei dipinti del maestro Francesco Ottobre: tra natura ed immaginazione, rigore mentale e sentimento delle cose, nasce la poetica dell’immaginario, dove la pittura progredisce verso una dimensione astratta che interpreta le armonie naturali, attraverso una libera e materica gestualità del colore che traduce la “realtà irreale”. Si rimane attoniti, presi da una visione così limpida, mentre il sogno ci trasporta lontano in un’avventura ad occhi aperti, dove le lontananze si avvicinano e la fantasia supera la tangibilità realistica delle cose in simbiosi con le armonie dell’universo.
Carla d’Aquino Mineo
Facilmente legato ad un’atmosfera naturalistica, facilmente attratto da una condizione naturale, di quel bello e vero naturale che ancora negli anni ’50 tanto Longhi cercava, solo che probabilmente qui dovremmo fare un discorso inerente alla tecnica perché è un artista che lavora molto con i cementi, con le sabbie, è un artista che spesso si rifugia nella tridimensionalizzazione perché sente vibrante l’esigenza di poter trovare quello straordinario connubio con la natura, natura che si vede ed è tridimensionale e che spesso deve essere rappresentata attraverso la fonte della pittura che, per antonomasia e per sua natura è bidimensionale, molti artisti, come Francesco Ottobre, cercano anche la tridimensionalità un pochettino scavalcando e andando a rubare alla scultura quello che la pittura non può ottenere. Nelle sue opere non rimane che toccare questa sua grande sensibilità naturalistica. È evidente che la grande capacità di tridimensionalizzare un’opera non è consueta a molti artisti; ma quelli che hanno nel loro DNA, quelli che hanno nel sangue queste capacità, bhè…… lo si evince immediatamente.
Nelle grandi opere di Francesco Ottobre ci sono tutti i colori, tutte le cromie che riconducono a questa condizione naturalistica di un’opera che, se vista da vicino, si viene proprio catapultati all’interno della natura per questa capacità di rendere viva una materia inerte come quella della pittura. Grande savoir faire artistico per quanto riguarda la connotazione e la creazione, si vede il grande gusto pittorico…….
Nella tecnica straordinaria che lo contraddistingue c’è tutto: la prospettiva, la volumetria, la materia, il graffio, l’istinto. C’è il grande respiro bucolico nell’atmosfera che viene spesso delineata attraverso una materia che ha del plastico, che ha addirittura una pitto-scultura da quanto è veramente volumetrica. L’utilizzo delle sabbie e dei cementi, della carta, della plastica, del legno, unite al graffio, fanno fuoriuscire la fluidità tra l’atmosfera figurale e l’atmosfera prettamente informale.
Marco Vinetti